Castello aragonese e templi

09.01.2017


Il castello aragonese

La location di Baia Felicita è uno dei pochi punti in cui si può osservare il castello aragonese in tutta la sua bellezza, da un punto privilegiato.

Su un promontorio a strapiombo sul mare, presso l'abitato, sorge l'imponente castello Aragonese, costruito nel 1495, forse sulle rovine del palazzo imperiale romano. Il nucleo originale aragonese fu oggetto di un profondo rifacimento negli anni 1535-1550, durante la stagione di rinnovamento urbanistico e difensivo promossa dal viceré spagnolo Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga. Oggi, un grande emblema marmoreo della famiglia di Borbone sovrasta il caratteristico ingresso ad arco del castello stesso, memore della passata dinastia meridionale. Il castello tuttora ospita numerosi reperti di epoca romana rinvenuti nel mare circostante.

i templi

L'abbassamento del suolo al di sotto del livello del mare, a causa del bradisismo, pare essersi verificato in due fasi: tra il III ed il V secolo d.C., ancora in epoca tardo imperiale, che fu seguita da una più consistente invasione marina qualche secolo dopo. Baia fu in gran parte sommersa dal mare verso il VII - VIII secolo d.C.[1].

Tra i resti più significativi sono da segnalare alcune strutture voltate a cupola come il grande Tempio di Diana, il Tempio di Mercurio e quello di Venere (si tratta in ogni caso di strutture termali e non di luoghi di culto, per i quali però è sopravvissuta la denominazione popolare).

Tempio di Diana

Ciò che in origine definiva un grande ambiente dove venivano raccolti i vapori provenienti proprio dal terreno sottostante, era caratterizzato da una colossale cupola ogivale, oggi crollata per metà. L'edificio, visibile già dalla stazione cumana, era adibito ad usi termali ed era decorato da fregi marmorei che raffiguravano scene di caccia.

Tempio di Mercurio

Detto anche "truglio" dalla sua forma circolare, l'edificio era un frigidarium cioè adibito a bagni freddi. Dalle descrizioni che se ne fecero nel Settecento risultava essere composto da sei nicchie di cui quattro semicircolari. La volta circolare, dotata di un lumen centrale, fu realizzata «con grosse scaglie di tufo ridotte a forma di cuneo».

Tempio di Venere

Altro edificio termale, a pianta ottagonale, infossato nel terreno per circa 3 metri, dotato di otto finestroni ad arco ribassato all'interno dei quali correva un ballatoio che affacciava sulla piscina[2]. Deve il nome a Scipione Mazzella che affermò di averne ritrovato la statua con le sembianze della dea.

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